BIS A PALAZZO FRANCHETTI: KUMA E MORANDI BY MEYEROWITZ

Stefano Luppi, Il Giornale dell'Arte, Agosto 9, 2023

I PROGETTI SENSORIALI DELL’ARCHITETTO GIAPPONESE E NEL NUOVO SPAZIO DELLA GALLERIA D’ARTE MAGGIORE OGGETTI DEL MAESTRO BOLOGNESE NEGLI SCATTI DELLO STREET PHOTOGRAPHER

«OK White Bottles» (2015), di Joel Meyerowitz

«OK White Bottles» (2015), di Joel Meyerowitz
 

Kengo Kuma (Yokohama, 1954), tra i più importanti architetti giapponesi, utilizza i materiali anche in funzione della loro capacità emotiva e sempre guardando alla tradizione costruttiva orientale. «Kengo Kuma. Onomatopoeia Architecture», a cura di Chizuko Kawarada e Roberta Perazzini Calarota, quest’ultima titolare della Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. di Bologna, è il titolo della mostra a lui dedicata e organizzata durante la 18ma Mostra Internazionale d’Architettura presso Acp-Palazzo Franchetti (fino al 26 novembre).

Il cuore della rassegna è ispirato al fenomeno dell’onomatopea, l’atto di creare o usare parole che includono suoni simili ai rumori a cui si riferiscono, per l’occasione declinato attraverso l’utilizzo di materiali (di recupero) come legno, carta e metallo «rivissuti» attraverso i sensi. I lavori esposti sono di varie tipologie, compresa una grande struttura temporanea in alluminio nel giardino interno dell’edificio lungo il Canal Grande e 22 maquette dei suoi edifici più celebri: il Victoria & Albert Museum di Dundee in Scozia (2018), il Museo d’Arte della Prefettura di Nagasaki (2005), il Museo d’Arte Suntory a Tokyo (2007) e numerosi altri. Il percorso ben trasmette l’approccio progettuale dell’autore, capace di legare aspetto tattile e sensoriale alla sensibilità per il ritmo e per il «flow», oltre alla leggerezza e all’evanescenza, caratteri tipici del suo operare.

Al secondo piano nobile dello splendido palazzo gotico, la Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. ha aperto la sua prima Project Room, nuova sede dello spazio bolognese. A inaugurare il nuovo corso è la mostra «Light-Space-Shadow. Morandi’s Objects di Joel Meyerowitz», visitabile sino al 31 luglio. Lo street photographer Joel Meyerowitz, pioniere della fotografia a colori, ha immortalato una serie di oggetti nello studio di Giorgio Morandi a Bologna.

Ogni scatto è frutto di uno studio preciso sulla posizione e sulla luce cosicché «ogni oggetto risulta intriso di presenza fisica e di una distintiva timida sicurezza», per dirla con la curatrice Amanda Renshaw. Grazie al suo lavoro, il fotografo statunitense fornisce inediti strumenti di comprensione dell’opera dell’emiliano, abile nel trasformare i suoi soggetti «in qualcosa di elusivo, intangibile e fuori dal tempo».